Alluminio e rischio contaminazione degli alimenti

Alluminio_rotolo     L’alluminio è utilizzato molto nel settore alimentare per la sua malleabilità: si può trasformare facilmente in fogli molto sottili (spessore di un ventesimo di mm circa) per avvolgere cibo e in vaschette da usare come contenitori alimentari.
Negli ultimi anni alcune ricerche hanno cercato di chiarire se questo metallo tanto utile e versatile può trasferirsi negli alimenti di cui costituisce il contenitore e costituire una minaccia per la salute dei consumatori.
La trasmissione Patti Chiari di una TV svizzera, lo scorso dicembre ha dedicato un’intera puntata all’argomento. Si è scoperto che anche l’alluminio, se a contatto con sostanze acide o molto salate, può passare negli alimenti che avvolge o che contiene. Quali sono queste sostanze acide? Ad esempio il succo di limone che si utilizza per il pesce al cartoccio, dove il cartoccio è il foglio di alluminio. Oppure cibi contenenti salsa di pomodoro come lasagne e pasta cotti al forno nelle vaschette di alluminio. Yogurt e frutta con caratteristiche acide (agrumi, prugne, albicocche) sono ugualmente sconsigliate in imballaggi di alluminio. Anche il pesce cotto al sale, oppure acciughe e capperi sotto sale possono deteriorare il foglio/contenitore d’alluminio e determinare il passaggio di atomi, molecole e ioni di quest’elemento nel cibo.
Alluminio_pesce al cartoccio     Il Ministero della Salute, il 3 dicembre 2019 ha proposto una campagna informativa sull’uso dell’allumino in cucina. Tra le altre informazioni, si legge che “nei soggetti sani il rischio tossicologico dell’alluminio è limitato per via dello scarso assorbimento e della rapida escrezione. I gruppi di popolazione più vulnerabili alla tossicità orale dell’alluminio sono quelli con diminuita capacità escretoria renale: anziani, bambini sotto i 3 anni, soggetti con malattie renali e donne in gravidanza.”

Al-posizione     Ma l’allumino è anche estremamente utile per la sua versatilità, il costo modesto, la resistenza all’ossidazione in condizioni normali. Utilizzato per i motori, le carrozzerie di autoveicoli e motoveicoli, infissi, telaio delle bici e d’altra parte è il contenitore anche di molti tipi di farmaci in compresse.
In Italia, diversi anni fa è stato emanato un “Regolamento recante la disciplina igienica dei materiali e degli oggetti di alluminio e di leghe di alluminio destinati a venire a contatto con gli alimenti”, è contenuto nelDecreto Ministeriale 18 aprile 2007 n. 76. In base al decreto, “i contenitori in  alluminio devono riportare in etichetta una o più delle seguenti istruzioni:

1. non idoneo al contatto con alimenti fortemente acidi o fortemente salati
2. destinato al contatto con alimenti a temperature refrigerate
3. destinato al contatto con alimenti a temperature non refrigerate per tempi non superiori alle 24 ore
4. destinato al contatto per tempi superiori alle 24 ore a temperatura ambiente solo per i seguenti alimenti:
Prodotti di cacao e cioccolato
Caffè
Spezie ed erbe infusionali
Zucchero
Cereali e prodotti derivati
Paste alimentari non fresche
Prodotti della panetteria
Legumi secchi e prodotti derivati
Frutta secca
Funghi secchi
Ortaggi essiccati
Prodotti della confetteria
Prodotti da forno fini a condizione che la farcitura non sia a diretto contatto con l’alluminio.” In molti altri Paesi purtroppo non ci sono norme del genere o comunque non così esplicite sull’uso dei contenitori di alluminio. Un utilizzo improprio di questi contenitori e fogli può determinare accumulo di questo metallo nell’organismo e eventuali danni alla salute. Gli esperti dell’EFSA nel 2008 hanno stabilito in 1 milligrammo per kg di peso corporeo a settimana la dose di alluminio tollerabile per l’uomo. Cautela e moderazione quindi nell’utilizzo di fogli e vaschette di alluminio con cibi dalle caratteristiche molto acide o salate. L’EFSA è l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, un’agenzia dell’Unione Europea istituita nel 2002. La sua sede è a Parma, in Italia. Fornisce consulenza scientifica e una comunicazione efficace in materia di rischi, esistenti ed emergenti, associati alla catena alimentare.

Nuovo minerale dai meteoriti

Weddenburn-meteorite     Dopo il minerale fiemmeite scoperto un paio d’anni fa in Val di Fiemme, in Trentino, un nuovo minerale mai osservato in natura è stato individuato in un meteorite. Il meteorite è il Weddenburn, ritrovato nel 1951 presso l’omonima cittadina australiana, con il peso iniziale di 210 grammi e studiato a più riprese. Pochi mesi fa, un gruppo di ricerca della prestigiosa Caltech University della California nella parte centrale di questo meteorite ha individuato un nuovo minerale: l’edscottite, un carburo di ferro (Fe5C2).
Il meteorite risalente ad alcuni milioni di anni fa, probabilmente dalla collisione di asteroidi o altri corpi del Sistema solare, è custodito presso il Museum Victoria a Melbourne in Australia. Oltre a questo nuovo minerale, il meteorite contiene numerosi altri minerali rari tra cui kamacite, schreibersite, taenite e troilite, oltre all’oro e al più abbondante ferro.
Il nome edscottite è stato dato in onore ad Edward Scott, esperto internazionale di meteoriti. Già si sapeva che questo carburo, Fe5C2, si produce in laboratorio dalla fusione del ferro, ma nessuno mai lo aveva osservato in natura o in un meteorite. Anche l’edscottite quindi si aggiunge agli oltre cinquemila minerali esistenti in natura, nonostante provenga da una roccia “extraterrestre”.
Questa ricerca conferma che anche oggetti studiati per molti anni, a mano a mano che si affinano le tecniche di indagine, possono farci scoprire cose nuove.
Crediti: American Mineralogist; Wired.it. melbourne-museum-Victoria