I Premi Nobel per la Chimica

Premi Nobel per la Chimica assegnati dal 1901 al 2022, in alcuni anni durante la Grande guerra e la seconda guerra mondiale i Nobel non sono stati assegnati.

Alfred Nobel, chimico

Alfred Nobel (Stoccolma, 1833 – Sanremo, 1896), chimico, ideatore e fondatore del Premio che porta il suo nome. Crediti immagine: Wikipedia.

1901. Jacobus Henricus van’t Hoff, per gli studi sulle leggi della dinamica chimica e della pressione osmotica nelle soluzioni.

1902. Hermann Emil Fischer, per il lavoro sulla sintesi di carboidrati e purine.

1903. Svante August Arrhenius, per la teoria sulla dissociazione elettrolitica.

1904. William Ramsay, per la scoperta dei gas nobili.

1905. Johann Friedrich Wilhelm Adolf von Baeyer, per le ricerche sui coloranti organici e sui composti idro-aromatici.

1906. Henry Moissan, per la scoperta del fluoro e l’invenzione del forno elettrico che ha il suo nome.

1907. Eduard Buchner, per la scoperta della fermentazione non cellulare.

1908. Ernest Rutherford, per gli studi sulla disintegrazione degli elementi e sulle sostanze radioattive.

1909. Wilhelm Ostwald, per le ricerche sulla catalisi.

1910. Otto Wallach, per gli studi sui composti aliciclici.

1911. Maria Sklodowska Curie, per la scoperta del radio e del suo isolamento e la scoperta del polonio.

1912. Victor Grignard, per la scoperta del reagente chimico che prende il suo nome. Paul Sabatier, per il suo metodo di idrogenazione.

1913. Alfred Werner, per il suo lavoro sul legame atomico delle molecole.

1914. Theodor W. Richards, per le sue misure del peso atomico di molti elementi.

1915. Richard M. Willstätter, per le sue ricerche sulla clorofilla.

1918. Fritz Haber. Per il processo di sintesi dell’ammoniaca.

1920. Walther H. Nernst, per i suoi lavori sulla termodinamica.

1921. Frederick Soddy, per i suoi studi sulle sostanze radioattive e sugli isotopi.

1922. Francis W. Aston, per la scoperta di isotopi e la teoria del numero intero.

1923. Fritz Pregl, per il suo metodo di microanalisi di sostanze organiche.

1925. Richard A. Zsigmondy, per i suoi studi sui colloidi.

1926. Theodor Svedberg, per le sue ricerche sui sistemi dispersi.

1927. Heinrich Otto Wieland, per i suoi studi sugli acidi biliari.

1928. Adolf Otto R. Windaus, per le ricerche sugli steroli.

1929. Arthur Harden e Hans von Euler-Chelpin, per le loro ricerche sulla fermentazione dello zucchero.

1930. Hans Fischer, per i suoi studi sull’eme e la clorofilla.

1931. Carl Bosch e Friedrich Bergius, per l’invenzione dei metodi di alta pressurizzazione.

1932. Irving Langmuir, per le sue ricerche sulla chimica delle superfici.

1934. Harold C. Urey, per la scoperta del deuterio.

1935. Federic Joliot e Irene Curie-Joliot, per la loro sintesi di nuovi elementi radioattivi.

1936. Petrus J.W. Debye, per i suoi studi sulla struttura delle molecole.

1937. Walter N. Haworth e Paul Karrer, per gli studi sui carboidrati e sulle vitamine.

1938. Richard Kuhn, per le ricerche sui carotenoidi e sulle vitamine.

1939. Adolf F.J. Butenandt per gli studi sugli ormoni sessuali e Lavoslav Ruzicka per le ricerche sul polimetilene.

1943. George de Hevesy, per i suoi lavori sugli isotopi traccianti.

1944. Otto Hahn, per la fissione di atomi nucleari pesanti.

1945. Artturi Ilmani Virtanen, per il suo metodo di conservazione del foraggio.

1946. James Batcheller Sumner, per la scoperta della cristallizzazione degli enzimi. John N. Northrop e Wendell M. Stenley per la preparazione di enzimi e proteine dei virus in forma pura.

1947. Robert Robinson, per la sintesi degli alcaloidi.

1948. Arne W.K. Tiselius, per i suoi studi sull’elettroforesi e l’analisi di assorbimento.

1949. William F. Giauque, per le ricerche sul comportamento delle sostanze a basse temperature.

1950. Otto Paul H. Diels e Kurt Alder, per la scoperta della sintesi dei dieni.

1951. Edwin M. McMillan e Glenn T. Seaborg, per le scoperte degli elementi transuranici.

1952. Archer J.P. Martin e Richard L.M. Synge, per l’invenzione della partizione cromatografica.

1953. Hermann Staudinger, per le ricerche nel campo della chimica macromolecolare.

1954. Linus C. Pauling, per le sue ricerche sull’attrazione molecolare.

1955. Vincent du Vigneaud, per la sintesi di un ormone polipeptide.

1956. Cyril N. Hinshelwood e Mikolaj N. Semenov, per gli studi sui meccanismi delle reazioni chimiche.

1957. Alexander R. Todd, per le sue ricerche sui nucleotidi e sugli enzimi nucleotidi.

1958. Frederick Sanger, per i suoi studi sulla struttura delle proteine.

1959. Jaroslav Heyrosky, per la scoperta del metodo polarografico di analisi.

1960. Willard F. Libby, per il metodo di datazione del carbonio-14.

1961. Melvin Calvin, per le sue ricerche sull’assimilazione del diossido di carbonio da parte delle piante (fotosintesi).

1962. Max F. Perutz e John C. Kendrev, per gli studi sulla struttura delle proteine globulari.

1963. Karl Ziegler e Giulio Natta, per le scoprte nel campo dei pimeri.

1964. Dorothy Crowfoot Hodgkin, per la scoperta delle strutture di importanti sostanze biochimiche.

1965. Robert B. Woodward, per le sue ricerche sulla sintesi organica.

1966. Robert S. Mulliken, per gli studi sull’orbitale molecolare.

1967. Manfred Eigen, Ronald G.W. Norrish e George Porter, per le loro ricerche sulla fotolisi.

1968. Lars Onsager, per la scoperta delle relazioni reciproche che portano il suo nome.

1969. Derek H.R. Barton e Odd Hassel, per il concetto di conformazione.

1970. Luis Federico Leloir, per la scoperta dei nucleotidi zuccherini.

1971. Gerhard Herzberg, per le sue ricerche sui radicali liberi.

1972. Christian B. Anfinsen, per gli studi sulla ribonucleasi. Stanford Moore e William H. Stein, per i lavori sull’attività catalitica della molecola di acido ribonucleico.

1973. Ernst Otto Fischer e Geoffrey Wilkinson, per gli studi sui composti a sandwich.

1974. Paul J. Flory, per le sue ricerche sulle macromolecole.

1975. Vladimir Prelog, per i suoi studi sulla stereochimica delle molecole organiche.

1976. William N. Lipscomb, per le ricerche sulla struttura dei borani.

1977. Il’ja Romanovič Prigozini, per lo sviluppo della teoria delle strutture dissipative.

1978. Peter D. Mitchell, per la teoria chemio-osmotica.

1979. Herbert C. Brown e Georg Witting, per gli studi sull’uso di composti cotenenti boro e fosforo.

1980. Paul Berg, Walter Gilbert e Frederick Sanger, per i loro contributi alla determinazione della sequenza base degli acidi nucleici.

1981. Kenichi Fukui e Roald Hoffmann, per gli studi sui meccanismi delle reazioni chimiche.

1982. Aaron Klug, per lo sviluppo del microscopio elettronico cristallografico.

1983. Henry Taube, per le ricerche sui meccanismi delle reazioni di trasferimento degli elettroni.

1984. Robert B. Merrifield, per la tecnica metodologica della sintesi chimica su matrice solida.

1985. Herbert A. Hauptman e Jerome Karle, per la determinazione di strutture cristalline con metodi diretti.

1986. Dudley R. Hershbach, Yuan T. Lee e John C. Polanyi, per i loro studi sulle dinamiche dei processi elementari.

1987. Donald J. Cram, Jean-Marie Lehn e Charles J. Pedersen, per l’utilizzo di molecole carceranti.

1988. Johann Deisenhhofer, Robert Huber e Hartmit Michael, per aver determinato la struttura tridimensionale di un centro di reazione fotosintetico.

1989. Sidney Altman e Thomas R. Cech, per la scoperta delle proprietà catalitiche dell’RNA.

1990. Elias J. Corey, per lo sviluppo della teoria della sintesi organica.

1991. Richard R. Ernst, per i suoi contributi alla spettrografia di risonanza magnetica nucleare.

1992. Rudolph A. Marcus, per lo sviluppo della teoria di trasferimento degli elettroni.

1993. Kary B. Mullis, per l’invenzione del metodo della reazione a catena della polimerasi (PCR). Michael Smith, per il contributo alla mutagenesi.

1994. George A. Olah, per i suoi studi sui carbocationi.

1995. Paul J. Crutzen, Mario J. Molina e Frank S. Rowland, per le ricerche sulla chimica dell’atmosfera e sulla formazione e decomposizione dell’ozono.

1996. Robert Curl, Harold Croto e Richard Smalley, per la scoperta del fullerene.

1997. Paul D. Boyer e John E. Walker, per la spiegazione dei meccanismi della sintesi dell’adenosintrifosfato (ATP). Jns C. Skou, per la scoperta di un enzima ionico.

1998. Walter Kohn, per la teoria del funzionamento della densità. John A. Pople, per lo sviluppo di metodi computazionali in chimica quantistica.

1999. Ahmed Hassan Zewail, per le ricerche sugli stadi di transizione delle reazioni chimiche.

2000. Alan J. Heeger, Hideki Shirakawa e Alan J. MacDiarmid, per la scoperta dei polimeri conduttivi.

2001. Rioji Noyori e William S. Knowles, per il lavoro sulle reazioni di idrogenazione attivato da catalisi chirale. K. Barry Sharpless, per gli studi sulle reazioni di ossidazione attivate da catalisi chirale.

2002. John B. Fenn e Koichi Tanaka, per i metodi di ionizzazione per desorbimento blando nelle analisi di spettrometria di massa delle macromolecole biologiche. Kurt Wűrtrich, per lo sviluppo della spettroscopia per risonanza magnetica nucleare.

2003. Pater Agre, per le scoperte sui canali delle membrane cellulari e per quella dei canali acquei. Roderick MacKinnon, per le scoperte sui canali delle membrane cellulari e per le riceche sui canali ionici.

2004. Aaron Ciechanover, Avram Hershko e Irwin Rose, per la scoperta dell’ubiquitina.

2005. Robert Grubbs e Richard Schrock, per il metodo della metatesi nella sintesi organica.

2006. Roger D. Kernberg, per gli studi sulle basi molecolari della trascrizione nelle cellule eucariotiche.

2007. Gerhard Erti, per le ricerche sui processi chimici sulle superfici solide.

2008. Osamu Shimomura, Martin Chalfie e Roger Y. Tsien, per la scoperta della proteina fluorescente verde.

2009. Venkatraman Ramakrishnan, Thomas A. Steitz e Ada E. Yonath, per gli studi sui ribosomi.

2010. Richard Heck, Ei-ichi Negishi e Akira Suzuki, per gli accoppiamenti incrociati catalizzati del palladio nella sintesi organica.

2011. Dan Shechtman, per la scoperta dei quasicristalli.

2012. Robert Lefkowitz e Brian Kobilka, per le ricerche sui recettori cellulari accoppiati a proteine G.

2013. Martin Karplus, Michael Levitt e Arieh Warshel, per i modelli multiscala per sistemi chimici complessi.

2014. Eric Betzic, Stefan Hell e William Moerner, per i microscopi a fluorescenza super-risoluta.

2015. Tomas Lindahl, Paul Modrich e Aziz Sancar, per i lavori sui meccanismi di riparazione del DNA.

2016. Jeanne-Pierre Savauge, J. Fraser Stoddart e Bernard Feringa, per la produzione e sintesi di macchine molecolari.

2017. Jacques Dubochet, Joachim Frank e Richard Henderson, per lo sviluppo della microscopia crioelettronica per la determinazione della struttura di biomolecole ad alta risoluzione.

2018. Frances Arnold, per l’evoluzione diretta degli enzimi. Georges P. Smith e Greg Winter, per la visualizzazione fagica di peptidi e anticorpi.

2019. John B Goodenough, M. Stanley Whittingham e Akira Yoshino, per lo sviluppo di batterie agli ioni di litio. 

2020. Emmanuelle Charpentier e Jennifer Doudna, per lo sviluppo di un metodo per la scrittura del genoma.

2021. Benjamin List e David McMillan, per la organocatalisi asimmetrica, che utilizza come catalizzatore molecole organiche di piccole dimensioni.

2022. Carolyn R. Bertozzi, Morten Meldal e K. Barry Sharpless, per lo sviluppo della click chemistry e della chimica bioortogonale.

Nobel per la Fisica 2020 agli studi sui buchi neri

Il Comitato dei Nobel di Stoccolma, ha assegnato il Premio Nobel per la Fisica 2020 ed è stato diviso: una metà a Roger Penrose “per la scoperta che la formazione dei buchi neri è una robusta previsione della teoria generale della relatività”, l’altra metà congiuntamente a Reinhard Genzel e Andrea Ghez “per la scoperta di un oggetto compatto supermassiccio al centro della nostra galassia” (Buco nero supermassiccio).

I tre studiosi riceveranno una medaglia d’oro e un premio in denaro di 10 milioni di corone svedesi (circa 950 mila euro), oltre ad una notorietà che li accompagnerà per tutta la loro vita.

Penrose, britannico, ha insegnato per molto tempo all’Università di Oxford e aveva già ricevuto numerosi riconoscimenti. Ha collaborato anche con Stephen Hawking. Contrariamente a ciò che pensava Einstein che era scettico sull’esistenza dei Buchi neri, Penrose questa esistenza l’ha dimostrata e li ha descritti nonostante la loro invisibilità.

Genzel, tedesco, è stato direttore del Max Planck Institute per la Fisica Extraterrestre, prima di trasferirsi negli USA per insegnare all’Università di Berkeley in California.

Ghez, statunitense, è la più giovane (1965) dei tre e si è laureata al Caltech (California Institute of Technology). Insegna a Los Angeles all’Università della California.

Mentre Penrose, matematico, ha dimostrato che la Teoria della Relatività porta alla formazione di Buchi neri, Ghenzel e Ghez, coordinando due distinti gruppi di ricerca, hanno scoperto l’esistenza al centro della Via Lattea di un immenso corpo celeste invisibile con una forza gravitazionale immensa (pari a quella che eserciterebbero quattro milioni di masse solari!) che governa le orbite delle stelle che la compongono. Un Buco nero supermassiccio, come ce ne sono al centro di altre galassie.

Il commento di Andrea Ghez, riportato da alcune agenzie di stampa dopo la notizia del Nobel: “Mai come adesso si può comprendere l’importanza dello studio della scienza e dei fenomeni del mondo. Sono onorata di aver ricevuto il premio, accetto con piacere la responsabilità di ispirare altre donne a studiare nel campo”.

Crediti: Karolinska Institutet di Stoccolma: https://ki.se/en

Vedi anche: M87, il buco nero svelato; Caccia ai buchi neri. Per approfondire: https://www.focus.it/scienza/scienze/nobel-fisica-2020 .

Premio Nobel per la Chimica 2019

Nobel Chimica 2019     PC portatili, tablet e negli ultimi anni soprattutto smartphone, non avrebbero avuto tanto leggere e con capacità di immagazzinare energia anche da fonti rinnovabili. Sono le batterie al litio.
Il Premio Nobel per la Chimica del 2019 è stato assegnato a John B Goodenough, M. Stanley Whittingham e Akira Yoshino “per lo sviluppo di batterie a ioni litio”. Questo sviluppo ha avuto un fortissimo impatto sulla produzione di dispositivi portatili in tutto il mondo, con ripercussioni positive anche sull’ambiente, perché batterie con questa tecnologia da qualche anno sono utilizzate anche per la produzione e commercializzazione di veicoli ibridi ed elettrici. Inoltre le batterie agli ioni di litio permettono di accumulare energia ottenuta da fonti rinnovabili, Sole e vento, che consentono di ridurre la dipendenza da combustibili fossili.
Ma non si pensi solo agli smartphone e alle auto, queste batterie sempre più piccole e leggere trovano impiego nella maggioranza dei dispositivi elettromedicali, in primo luogo pacemaker artificiali che hanno salvato e prolungato la vita a milioni di persone.
Perché questi studiosi pensarono al litio? Per la sua forte reattività: è un elemento del primo gruppo della Tavola periodica, un metallo alcalino con un solo elettrone nel livello energetico più esterno, perciò tende a cederlo ad altri atomi abbastanza facilmente mediante legami chimici ionici ottenendo così una configurazione elettronica più stabile. Però l’elevata reattività del litio, all’inizio (anni ’70) permise di ottenere batterie poco stabili, con tendenza ad esplodere. Nel decennio successivo venne aumentata la capacità delle batterie rendendole più stabili e, successivamente, il giapponese Akira Yoshino riuscì a sostituire le batterie al litio in forma pura con quelle agli ioni di litio, più sicure e performanti, determinando il loro utilizzo nei vari tipi di dispositivi in tutto il mondo.
Vedi anche: Video dell’annuncio del Nobel; Video di Fanpage.it; Caccia al litio.

Nobel per la chimica ai meccanismi nano-molecolari

nobel-chimica-2016                La Reale Accademia delle Scienze di Svezia ha assegnato il Premio Nobel per la Chimica di quest’anno a tre studiosi: il francese Jean-Pierre Sauvage, dell’università di Strasburgo, Sir J. Fraser Stoddart (scozzese), della Northwestern University (USA) e Bernard L. Feringa, dell’università olandese di Groningen. Alcuni chimici “puri” saranno rimasti sicuramente sorpresi perché sono stati premiati lavori e scoperte che intersecano varie discipline: chimica, biologia, fisica e nanotecnologie.

     Le motivazioni della scelta: “i tre ricercatori hanno concepito e sviluppato molecole con movimenti controllabili, che possono svolgere un compito quando si aggiunge l’energia”, inoltre “potranno probabilmente essere utilizzate per lo sviluppo di nuovi materiali, sensori, sistemi di accumulo dell’energia”.

     Sono loro che hanno aperto la strada della ricerca e costruzione delle macchine più piccole del mondo. Per la prima volta hanno fatto compiere a macchine “molecolari” movimenti che le cellule, unità viventi, compiono abitualmente in natura: ciglia di protozoi, flagelli di batteri, flagello degli spermatozoi, movimenti di actina e miosina nei sarcomeri delle fibre muscolari, … . L’ordine di grandezza di queste macchine miniaturizzate è dei miliardesimi di metro (10-9m), ma come le comuni macchine a grande scala, anche queste nanomacchine possiedono interruttori e ingranaggi vari costituiti da molecole. Le tappe fondamentali di queste realizzazioni sono: 1983 (Savage), 1991 (Stoddart) e 1999 (Feringa), anno in cui si ottenne il primo “motore” molecolare in grado di muovere corpi nanoscopici. Un motore che due anni fa sono riusciti a far girare dodici milioni di volte al secondo!

     Queste scoperte potrebbero essere le basi per manipolare atomi e molecole come se fossero mattoncini “Lego” e costruire nanomacchine in grado di muoversi a comando e trasportare molecole di farmaci, ad esempio, solo in quella parte di organo e tessuto dove sono necessari.

Alcuni brevi video di presentazione dei vincitori:

Video de La Repubblica; Video in inglese; Video di Askanews.

Maria Sklodowska Curie

     I funerali di oggi, a Torino, di Rita Levi Montalcini, mi inducono a segnalare agli studenti e, in generale, ai lettori del blog un’altra grande donna della storia della scienza e della ricerca: Maria Sklodowska Curie.

    Marie Curie nel 2011, anno della chimica, è stata celebrata in tutto il mondo, in particolare in Polonia e Francia. Le donne premiate col Nobel per la chimica, sono solo quattro: oltre a Marie Curie, la figlia Irene Joliot-Curie, Dorothy Crowfoot-Hogkin, e infine Ada Yonath nel 2009. Chiunque su Marie Curie, in rete o sui libri, può trovare biografie esaurienti. Ad esempio, nel volume European Women in Chemistry, realizzato dall’European Association for Chemical and Molecular Sciences (EuCheMS) proprio per celebrare l’Anno Internazionale della Chimica sono delineate la storia scientifica e personale di cinquanta donne che hanno lasciato il segno nella storia della chimica.

     Il Console onorario di Polonia a Torino nel 2011 disse: “tra i comuni cittadini, sono ben pochi quelli che sanno che Marie Curie era polacca”. Aggiungo che, probabilmente, sono anche pochi a sapere chi era e cosa ha effettivamente fatto questa grande donna della fisica e della chimica. Maria Sklodowska nacque a Varsavia il 7-11-1867, ma perché è entrata con pieno merito nella storia della scienza? Bisogna tornare indietro nel tempo di 116 anni, al 1896, quando Henri Becquerel scoprì che un sale di uranio, nonostante fosse stato avvolto in una carta opaca, emetteva radiazioni che lasciavano il segno su una lastra fotografica posta nelle vicinanze. Maria considerò il fenomeno “radioattività” un promettente campo di ricerca per la sua tesi di dottorato alla Sorbona di Parigi. Due anni dopo, i coniugi Curie (Maria Sklodowska e Pierre Curie) notarono lo stesso fenomeno, più intenso, nella pechblenda (detta anche uraninite), il più importante minerale di uranio, con una composizione chimica che varia da UO2 a U3O8. Sempre nel 1898 Pierre e Marie scoprirono un nuovo elemento radioattivo che chiamarono polonio. Nel dicembre dello stesso anno annunciarono la scoperta di un altro elemento che chiamarono radio e che venne poi isolato nel 1902. L’anno successivo, i coniugi Curie ricevettero il premio Nobel per la fisica insieme ad Henri Becquerel. Tre anni dopo, nel 1906, Pierre Curie morì, ma Marie continuò i suoi studi sugli elementi radioattivi e nel 1911 le venne assegnato anche il premio Nobel per la chimica. Morì nel 1934 in Francia, anche a causa delle contaminazioni ricevute dai materiali radioattivi studiati. Senza riprendere il discorso sulla radioattività già trattato in un altro post, posso aggiungere che gli elementi radioattivi, per consuetudine, sono stati classificati in quattro famiglie:

1.      Famiglia dell’uranio e del radio che, iniziando con l’uranio 238, attraverso successivi processi di decadimento porta a vari elementi radioattivi che terminano poi con la stabilità del piombo 206.

2.      Famiglia dell’attinio che inizia con l’uranio 235 e termina con il piombo207, stabile.

3.      Famiglia del torio che, partendo dal torio 232 si conclude con il piombo 208, stabile.

4.      Famiglia del nettunio che inizia con il nettunio 237 e termina con il bismuto 209, stabile.

     Le applicazioni della radioattività sono numerosissime, ma sicuramente quelle più note riguardano l’ambito medico, sia per la cura di molte malattie, sia per la loro diagnosi. Sono ben poche le persone (dei Paesi “ricchi”) che non si sono mai sottoposte ad una radiografia. Anche una branca della chimica, la radiochimica, studia i fenomeni chimici indotti dalle radiazioni. Anche la geologia e la paleontologia utilizzano isotopi radioattivi per determinare l’età delle rocce o dei fossili. Basti pensare all’uso del Carbonio-14, che ha un periodo di dimezzamento di 5.730 anni, per datare mummie e reperti delle civiltà umane del passato. Ad esempio solo poche settimane fa, sono stati presentati i risultati di ulteriori ricerche effettuate sulla mummia Oetzi ritrovata circa vent’anni or sono su un ghiacciaio dell’Alto Adige e conservata al Museo di Bolzano.

     Come Maria Sklodowska Curie è stata celebrata a Torino? La nostra città ha ospitato, dal 5 ottobre 2011 al 1° novembre 2011, una mostra a lei dedicata presso il Centro Oncologico Ematologico Subalpino) dell’Ospedale Universitario San Giovanni Battista (meglio conosciuto come “le Molinette”). L’esposizione è stata possibile grazie alla collaborazione tra l’Ospedale, il Consolato di Polonia a Milano, il Consolato onorario di Polonia a Torino e l’associazione di volontariato RaVi. La mostra è terminata da un anno e tanti di noi speravano che i suoi principali pannelli non andassero perduti. Speravamo potessero essere trasportati nel nostro Istituto, il “Marie Curie” di Grugliasco in Corso Allamano 120 con sede distaccata a Collegno, purtroppo non è stato possibile.

     Il cognome di Marie Curie è associato ad alcune cure mediche, in particolare la curieterapia, chiamata anche brachiterapia, svolge un ruolo fondamentale nella cura di molte lesioni tumorali mediante le radiazioni emesse da diverse sostanze. Nel campo delle misurazioni, il “curie” (Ci) è stata l’unità di misura dell’attività di una sostanza radioattiva (1curie corrisponde a 3,7*1010 disintegrazioni al secondo, pari all’incirca all’attività di 1 grammo di radio). Sono stati molto usati i sottomultipli: il millicurie e il microcurie. Successivamente il curie è stato sostituito dal Becquerel (Bq), una unità di misura molto più piccola: 1Bq = 2,7*10-11 Ci.

a questo link, si può ascoltare un brano del diario di Marie Curie, riferito alle sue ricerche del 1898, letto da una giornalista di radio 3 e radio 3 Scienza.

L’immagine è tratta dalla Rete, con modifiche.

Video-presentazione di scuolanetwork sulla biografia di Marie Curie:

http://youtu.be/KhnzUIqSCDo

http://youtu.be/597hMpAMASc

 

Giulio Natta e l’anno della chimica

simbologia plastiche01A Natta quel che è di Natta. Non possiamo iniziare, almeno in Italia, l’anno internazionale della chimica, proclamato dall’Unesco nell’ambito del decennio 2005-2014 dedicato all’educazione allo sviluppo sostenibile, senza fare un riferimento a Giulio Natta (1903-1979). Dal 1901, anno di istituzione dei premi Nobel, è stato l’unico italiano insignito di questo premio per la chimica. L’iniziativa dell’Unesco vuole stimolare l’attenzione e l’interesse dell’opinione pubblica mondiale sulle conquiste della chimica e sui notevoli contributi che da essa sono venuti per lo sviluppo economico e sociale dell’umanità. Chi è interessato ad avere più notizie su queste celebrazioni e sulle manifestazioni connesse nelle varie parti del mondo e in Italia, può trovarle su Chemistry 2011 , oppure sul sito di Federchimica o ancora su Chimica2011. Una di queste è il carnevale della chimica di cui abbiamo scritto nel post precedente. Ma qual è stato il ruolo di Natta nello sviluppo della chimica?

Le scoperte di Natta hanno riguardato soprattutto la struttura e la tecnologia delle macromolecole (polimeri) che hanno aperto la strada alla realizzazione di molte materie plastiche utilizzate comunemente e identificate con numerose sigle: le principali Giulio_Natta01sono indicate nella figura a sinistra. Natta nel 1932 ha realizzato la sintesi della formaldeide ottenendo anche la sua polimerizzazione. Durante la seconda grande guerra, con un’industria italiana oggi leader nella produzione di pneumatici,  mise a punto la produzione del butadiene (la formula condensata dell’1,3-butadiene è CH2= CH – CH= CH2). Nel 1954 scopre  il polipropilene isotattico, ottenuto con il metodo della polimerizzazione stereospecifica utilizzando opportuni catalizzatori (ad esempio alluminio-trietile e tetracloruro di titanio), con caratteristiche migliori del polietilene utilizzato precedentemente. Il polipropilene venne prodotto su larga scala da industrie chimiche italiane, qualche anno dopo, con un nome commerciale famoso negli anni ’60 e ’70, sotto forma di vari articoli in plastica. Chi non è giovanissimo, ricorda un celebre carosello (riportato in parte anche nel video che segue) su questo prodotto. Si tratta di un polimero con buona resistenza a medio-alte temperature (circa 165 °C), all’abrasione e alla rottura. Fu proprio quest’ultima scoperta sui materiali plastici sintetici con le sue implicazioni sui futuri sviluppi a consentirgli di ottenere il premio Nobel nel 1963, insieme al tedesco Karl Ziegler (1898-1973), anch’egli per ricerche fondamentali nella sintesi dei polimeri. Tra i vari prodotti a base di polipropilene, l’azienda italiana produsse anche una fibra tessile.

L’immagine sulle principali sigle delle plastiche riciclabili è tratta dall’indirizzo http://www.luciodefusco.altervista.org/fileprogetticoncorsi/riciclaggioPlastica.pdf dove si trova la relazione di un progetto di due studenti vincitori di un concorso sul “Riciclaggio della plastica”. La fonte dell’immagine di Giulio Natta, invece, è  TorinoScienza. All’indirizzo http://www.torinoscienza.it/personaggi/giulio_natta_20207 è presente anche una breve biografia dello studioso. Il link in basso conduce a un video di RAIscienze, di Piero Angela e Lorenzo Pinna su Giulio Natta, uno scienziato da riscoprire. Durata: 7’50”.

http://www.youtube.com/embed/VOCnlowKwQA