67 siti idonei allo stoccaggio delle scorie radioattive

Il problema dello stoccaggio delle scorie radioattive si trascina da oltre trent’anni. Come in altri Paesi è stato deciso di costruire un deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, già da molti anni, e l’argomento è stato anche proposto in questo blog: Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, parte1 e parte 2.

Siti potenzialmente idonei e Regioni coinvolte

Ancora irrisolto, per l’incapacità di chi ha governato di prendere decisioni che comportano una perdita di consenso popolare e per le proteste delle popolazioni locali interessate, il problema è stato riproposto negli ultimi mesi. È stato pubblicato il progetto preliminare per la realizzazione del deposito nazionale di questi rifiuti.

Le Regioni in cui si trovano luoghi potenzialmente idonei alla costruzione del deposito sono sette: Piemonte, Toscana, Lazio, Basilicata, Puglia, Sicilia e Sardegna. In un breve video, la Sogin (la società statale incaricata dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi) già sette anni fa mostrava i criteri seguiti per l’individuazione delle zone idonee per questa costruzione.

Prima dell’ultima crisi di governo (Conte 2), è stato dato il via libera alla pubblicazione della Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (Cnapi) e del progetto preliminare. Si era aperto un dibattito ma, come capita ormai ogni anno, puntalmente è arrivata l’ennesima crisi di governo per la gestione del potere e dei fondi comunitari legati alla grave situazione della pandemia e della conseguente crisi economica.

Così anche per il deposito nazionale che deve mettere in sicurezza i rifiuti radioattivi c’è stato un altro stop che, c’è da crederci, durerà altri anni. Il deposito dovrebbe essere accompagnato da un parco tecnologico e per l’intero impianto è stata prevista una spesa di circa 900 milioni di euro. Oltre ai rifiuti delle quattro centrali nucleari dismesse dopo il referendum nazionale della fine degli anni ‘80, il sito dovrà contenere anche i rifiuti medicali e ospedalieri, ad esempio le sostanze radioattive utilizzate per la diagnosi clinica e quelle per le terapie antitumorali.

Ma quasi tutti i Comuni potenzialmente interessati avevano già protestato e le popolazioni avevano incominciato a mobilitarsi. La crisi di governo ha fermato l’iter per l’individuazione definitiva del sito più adatto e tutto tace anche tra le popolazioni locali. Ancora una volta il problema è stato rinviato anziché risolto: come al solito si aspetta l’incidente grave (vedi il crollo del ponte Morandi di Genova) per affrontare il problema delle infrastrutture indispensabili per il Paese. Mentre in tanti altri Stati il problema l’hanno già risolto, in Italia si aspettano sempre i richiami e le multe della Commissione Europea.

Per approfondire: Deposito nazionale Cnapi; Sogin .