L’ISTITUTO DI FISICA DEL PLASMA DEL CNR

Quest’anno, Anno Internazionale della Tavola Periodica, Il Consiglio Nazionale delle Ricerche ha sancito la nascita dell’Istituto per la Scienza e Tecnologia dei Plasmi (ISTP) in cui sono confluite diverse altre istituzioni di ricerca di Milano, Padova e Bari.
Quali sono i campi di ricerca del nuovo istituto che rimane articolato nelle tre sedi indicate sopra?
– Fusione termonucleare controllata;
– Progettazione, realizzazione e operazione di impianti per la fusione termonucleare;
– Plasmi di bassa temperatura e loro applicazioni;
– Plasmi per aerospazio;
– Plasmi astrofisici e plasmi spaziali;
– Interazione dei plasmi con fasci di particelle, radiazione elettromagnetica e materiali e relative applicazioni tecnologiche;
– Interazione laser-plasma e fisica dei plasmi in condizioni estreme.
Sul sito inoltre viene definito con chiarezza cos’è il plasma, questo quarto stato della materia, poco diffuso sul nostro pianeta ma forma il 99,9% della materia visibile (non dimenticare che esiste anche una materia “oscura”) dell’Universo.

“Cosa definisce lo stato di plasma? Un plasma è un gas ionizzato costituito da una miscela quasi-neutra di elettroni liberi, ioni (atomici o molecolari) e specie neutre interagenti tra di loro. Al crescere della temperatura la materia si trasforma, cambiando il suo stato di aggregazione. Il plasma può essere considerato il quarto stato della materia, oltre allo stato solido, liquido e aeriforme; si ottiene fornendo alle molecole di un gas, a una data pressione, energia termica sufficiente a dissociare le molecole e ionizzare gli atomi e le molecole del gas stesso. La transizione tra stato gassoso e plasma non può però essere considerata una transizione di fase in senso termodinamico perché avviene gradualmente all’aumentare della temperatura. Stati_materia_plasma

Il 99.9% della materia visibile nell’Universo si trova allo stato di plasma: l’interno delle stelle, lo spazio interstellare (…), ionosfera, aurore boreali (…), fulmini, fiamme. Ai plasmi presenti in natura si aggiungono quelli generati in laboratorio: tubi al neon, sfere al plasma, archi elettrici, scariche a radiofrequenza per applicazioni industriali, fino ai plasmi ad altissime temperature per le ricerche sulla fusione termonucleare controllata.
Esiste inoltre una categoria di plasmi in cui tra i costituenti ci sono anche piccoli aggregati di materia solida (di dimensioni variabili dai nanometri ai millimetri) che si caricano negativamente per effetto della maggior mobilità degli elettroni rispetto agli ioni. Sono questi i “dusty plasma” la cui dinamica è caratterizzata dal fatto che la carica elettrica dei granelli di “polvere” varia rapidamente nel tempo: tra questi plasmi possiamo annoverare quelli che costituiscono le comete, gli anelli dei pianeti, le nebulose, le fiamme, ma anche quelli che si producono durante le eruzioni vulcaniche, gli aerosol atmosferici, le sabbie desertiche trasportate dal vento e la cosiddetta “neve carica”. La presenza di polveri è documentata anche nei reattori a fusione termonucleare e in reattori destinati a processi industriali. 

Da dove deriva il termine “plasma”? Il termine “plasma” fu utilizzato per la prima volta nel 1927 dall’americano Irving Langmuir, vincitore del premio Nobel per la Fisica, per indicare un gas ionizzato il cui comportamento è assimilabile a quello di un fluido che trasporta elettroni, ioni e impurezze. Il termine gli fu suggerito dall’analogia con il plasma sanguigno, termine introdotto nel secolo precedente dal medico ceco Purkinje per indicare il fluido che trasporta globuli bianchi, globuli rossi e sostanze nutritive.” Crediti: https://www.ifp.cnr.it/ . Vedi anche: Fusione nucleare: Dalle stelle alla Terra; Il plasma (5B, Liceo Scientifico Tecnologico “G. Natta” BG). Video Marco Coletti.

La fusione nucleare: dalle stelle alla Terra

Trattando gli argomenti “Stelle e le galassie” prima e “Sole e Sistema solare” poi, abbiamo parlato di fusione termonucleare, quel processo che permette di produrre energia che viene emessa sotto forma di radiazioni. Si tratta della trasformazione chimica che coinvolge più materia nell’Universo.

     Per non ritornare sulla classificazione delle stelle, limitiamoci al Sole. Sappiamo che è formato per il 78% da idrogeno, il 20% da elio e il restante 2% da elementi più pesanti. Nel nucleo del Sole si arriva a temperature di circa 15 milioni di gradi Celsius in condizioni di pressioni elevatissime. È proprio qui che viene prodotta l’energia necessaria al nostro pianeta: ogni secondo centinaia di milioni di tonnellate di idrogeno sono trasformate in elio. Dalla fusione di 4 nuclei di atomi di idrogeno, si forma un atomo di elio-4 la cui massa è inferiore a quella dei 4 atomi di idrogeno iniziali. Questa differenza di massa dei prodotti, rispetto ai reagenti, si trasforma in energia che viene liberata sotto forma di radiazioni elettromagnetiche e come energia cinetica degli atomi di elio formati. Questo secondo la nota legge di Einstein E=mc2.

     In varie parti del mondo ci sono stati studi per cercare di riprodurre sulla Terra il processo di fusione. Gli elementi utilizzati sono stati due isotopi dell’idrogeno: deuterio e trizio. In realtà la fusione è stata anche ottenuta, ma in modo incontrollato e perciò non utile, nella realizzazione della bomba H o bomba a idrogeno. Come realizzare reattori in cui la fusione possa avvenire in modo controllato?  Per qualche anno c’è stata anche l’illusione di poter ottenere la fusione “a freddo”, senza portare l’idrogeno alla temperatura di milioni di gradi. Ma i risultati più promettente per il futuro provengono dal Tokamak costruito negli Usa e dal Progetto ITER portato avanti da diversi Paesi a Cadarache, nel sud della Francia.

     Il Tokamak è costituito da grandi camere a forma di ciambella in cui viene fatto il vuoto e vi si iniettano miscele di deuterio e trizio che vengono riscaldate a circa 100 milioni di gradi centigradi per produrre plasma (il quarto stato della materia1). La miscela di gas ionizzato viene portata ad altissime temperature e, grazie a forti campi  elettromagnetici è tenuta distante dalle pareti del contenitore per impedirne il raffreddamento. Mantenendo queste condizioni per un certo tempo si spera di ottenere la fusione di deuterio e trizio e la liberazione di energia controllata. Un impianto Tokamak di medie dimensioni è stato costruito anche a Frascati, in Italia: http://www.fusione.enea.it/FTU/index.html.it

     Anche il progetto ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor) è basato sugli stessi principi. Quando l’impianto sarà completo, avrà dimensioni paragonabili a quelle di una centrale elettrica convenzionale. Vi partecipano ufficialmente Unione Europea, Giappone, Federazione Russa, Stati Uniti, Cina, Corea del Sud e India. Questo significa che nessuno dei grandi Paesi vuole rimanere indietro in caso di riuscita del progetto.

Pur essendo considerata da molti studiosi una possibile fonte energetica sicura e illimitata, i tempi per ottenere centrali elettriche a fusione nucleare sono molto incerti. I più ottimisti pensano che saranno realizzate tra il 2030 e il 2050, altri dubitano che si arriverà a risultati concreti prima che i combustibili fossili siano in via di esaurimento.

Immagine tratta da : http://cdn-static.zdnet.com/i/story/60/98/005065/iter-scheme.jpg

(1) Il plasma è lo stato della materia più diffuso nell’Universo conosciuto, perché è il principale stato costituente le stelle. Si tratta di un gas ionizzato le cui proprietà dipendono dal grado di ionizzazione. In questo stato si osservano fenomeni non riproducibili negli stati solido, liquido o gassoso. La fisica del plasma ha avuto un notevole sviluppo dopo in 1950, dopo la realizzazione delle prime bombe a idrogeno.

Per saperne di più: http://www.fusione.enea.it/PROJECTS/iter/index.html.it

Superquark 2010: la fusione (video)

http://www.youtube.com/watch?v=e-oROrwpX2I&feature=related

Fusion (National Geografic)

http://www.youtube.com/watch?v=qe7mbv7v9Zg&feature=autoplay&list=LPYoHJw0pDjfg&playnext=1

Volumetto di Nicola Armaroli e Vincenzo Balzani “Energia per l’astronave Terra”, 2009, Zanichelli.