Rapporto OCSE 2015: Finanziamenti per l’istruzione e tasso di laureati

    

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il rapporto OCSE 2015 sull’istruzione riguarda l’analisi di diversi temi: i livelli d’istruzione conseguiti, competenze e partecipazione nel mercato del lavoro; equità nell’istruzione e nel mercato del lavoro; finanziamento dell’istruzione; la professione di docente; l’istruzione terziaria (universitaria, breve e magistrale, compresi i dottorati).

     In questo breve post segnalo soltanto tre tabelle significative della considerazione in cui è tenuta l’istruzione nei vari Paesi dell’OCSE.

     La prima riguarda la “Spesa per le istituzioni del settore dell’istruzione in percentuale del PIL, da fonti pubbliche e private di finanziamento per le scuole primarie, secondarie e post secondarie non universitarie”.

     La seconda riguarda la spesa per l’istruzione terziaria.

     L’Italia, ormai da decenni, si colloca nella parte bassa dell’elenco: è tra i Paesi che spendono molto meno rispetto alla media OCSE, sia per l’istruzione primaria e secondaria, sia per quella universitaria delle lauree brevi e di quelle magistrali, come anche per i dottorati. D’altra parte, anche il contributo ricevuto dai dottorandi nelle università italiane sono decisamente più bassi di quelli erogati dalle università straniere. Se a questo si aggiungono le scarse prospettive offerte ai laureati e ai dottorandi, si capisce perché tanti preferiscano completare i loro studi rivolgendosi (da anni) ad università di altri Paesi.

     La terza tabella è sul tasso di laureati/diplomati del livello terziario (universitario) in Italia in rapporto alla media OCSE. Si nota la bassissima percentuale, nel nostro Paese, dei diplomati in programmi di studio a ciclo breve professionalizzante, la bassa percentuale dei laureati di 1° livello e, invece, una percentuale di laureati di 2° livello superiore a quella della media OCSE.

Per saperne di più, visita il sito: www.oecd.org/education/education-at-a-glance-19991487.htm . Chi vuole, può consultare solo la Scheda Paese riferita all’Italia: Uno sguardo sull’istruzione 2015.

Un interessante ebook di fisica moderna

     Sul sito Matematicamente.it è possibile scaricare un ebook di fisica per le scuole superiori, distribuito gratuitamente con licenza creative commons BY-ND. Il testo è stato realizzato dal prof. Giovanni Organtini ed è nato dall’esperienza delle lezioni per gli studenti dei licei sulla fisica delle particelle, tenute dall’autore nell’ambito del Piano Lauree Scientifiche.

Riporto l’indice, gli interessati troveranno maggiori informazioni sul sito Matematicamente.it  oppure nel manuale, distribuito in più versioni.

Prefazione 
I Fisica Moderna
1 La teoria della Relatività Ristrett
1.1 Le trasformazioni di Lorentz
1.2 La dilatazione del tempo
1.3 Contrazione della lunghezza
1.4 Composizione delle velocità
1.5 I quadrivettori
1.6 Il quadrivettore energia–impulso
1.7 Acceleratori e collider

2 La Relatività Generale
2.1 La misura nei vari sistemi di riferimento
2.2 Il principio di equivalenza
2.3 la geometria dell’Universo
2.4 Effetti gravitazionali sul tempo

3 La Meccanica Quantistica 
3.1 Il corpo nero
3.2 L’effetto fotoelettrico
3.3 L’effetto Compton
3.4 La misura e il Principio d’indeterminazione 
3.5 Onde di materia
3.6 Gli atomi
3.6.1 Gli spettri atomici
3.7 Quantizzazione del momento angolare 
3.8 Lo spin degli elettroni
3.9 Il Principio di Pauli
3.9.1 La chimica
3.9.2 Semiconduttori
3.9.3 Il diodo
3.9.4 Il transistor
3.10 L’equazione di Schrödinger
4 Una storia esemplare 
4.1 La scarica degli elettroscopi
4.2 La scoperta dei raggi cosmici
4.3 Caratteristiche dei raggi cosmici
5 Chi l’ha ordinato? 
5.1 Particelle penetranti
5.2 L’ipotesi del neutrino
5.3 L’antimateria
5.4 La scoperta del muone
5.5 La scoperta del pione
5.6 La lambda e i mesoni K
6 I nuovi numeri quantici 
6.1 I leptoni
6.2 I barioni
6.3 I mesoni
6.4 Gli adroni
6.5 Classificazione in base allo spin
7 Imitare la Natura 
7.1 Gli acceleratori di particelle
8 Studiare le particelle 
8.1 Sezione d’urto
8.2 Vita media
9 Le risonanze 
9.1 Urti tra particelle
9.2 La massa invariante
10 Le particelle strane 
10.1 I decadimenti della 
10.2 Produzione associata
11 Il Modello a Quark 
11.1 Tre nuove Tavole Periodiche
11.2 L’ipotesi dei quark
11.3 L’ottetto di mesoni
11.4 L’ottetto di barioni
11.5 Quark colorati
12 Il Modello Standard 
12.1 I costituenti della materia
13 Campi e Particelle 
13.1 Le forze fondamentali
13.2 Una rivisitazione del concetto di energia
13.3 L’energia delle interazioni tra particelle 
13.4 Altri processi
13.5 L’antimateria
13.6 La produzione delle particelle strane 
13.7 L’interazione debole
14 Il bosone di Higgs 
14.1 Richiami sul concetto di energia
14.2 Campi autointeragenti
14.3 Sul significato dell’energia
14.4 L’introduzione della relatività
14.5 Il Meccanismo di Higgs
14.6 Sulla forma del potenziale di Higgs 
14.7 Campi massivi
14.8 La massa dei bosoni vettori
Appendice, Approssimazione di funzioni, Equazioni differenziali a variabili separabili,
Unità naturali, Soluzione degli esercizi.

Un ringraziamento all’autore, per il prezioso contributo alla divulgazione e formazione scientifica: prof. Giovanni Organtini, “Sapienza”, Università di Roma, Dip.to di Fisica, P.le Aldo Moro, 2   – 00185 ROMA –

FISICA MODERNA – paperbook (13 MB), versione paperbook per la stampa, senza video

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OrvietoScienza propone un Manifesto e chiede un’Autority

Duomo_Orvieto-230x300      Si è tenuto anche quest’anno, tra fine febbraio e l’inizio di marzo, il convegno “OrvietoScienza”, un incontro di studiosi in cui si affrontano i principali nodi della scienza in relazione alla società e alla scuola. Il tema del convegno del 2014 è stato “Scienza e diritto” ed ha affrontato argomenti di scienze della vita e di biotecnologie, intrecciati con la legislazione italiana.

Ma il fatto più rilevante dell’incontro di quest’anno è stata la proposta del “Manifesto di Orvieto”, un documento che vuole promuovere sinergie tra la comunità scientifica, la politica, la scuola e il territorio.

Il comitato organizzatore di “OrvietoScienza” è formato da: Bruno Bertolini, Giuseppe De Ninno, Pietro Greco, Alessandra Magistrelli e Adele Riccetti.

Poiché condivido i contenuti del documento, lo propongo per intero. Rimando i lettori al sito di OrvietoScienza per eventuali approfondimenti sul convegno di quest’anno e su quelli degli anni scorsi. Sono interessanti anche i loghi del concorso “loghiamo OrvietoScienza”. Tra le proposte contenute nel manifesto c’è l’istituzione di un’Autority per la Scienza, sul modello della Royal Society e della National Science Foundation, in grado anche di evitare fenomeni mediatici, populistici e ben poco scientifici, come il “caso Di Bella” di molti anni fa, oppure quello più recente di “Stamina”.

Manifesto di OrvietoScienza

“Premessa
Il mondo, negli ultimi secoli, è cambiato, con il contributo fondamentale della scienza che ne ha completamente trasformata l’immagine, facendo sì che in seguito i rapporti tra scienza e società si rinnovassero profondamente.

Oggi i cittadini chiedono di partecipare sempre di più a scelte che hanno a che fare con la scienza. Dopo il riconoscimento dei diritti di cittadinanza sociale e politica, nasce quindi la domanda di diritti di cittadinanza scientifica che consistono nel diritto di accesso alla conoscenza scientifica e nel diritto di socializzazione della scienza, intendendo con questo il miglioramento del controllo sulle molteplici dinamiche sociali, comunicative, decisionali e conoscitive, a vantaggio di tutti.

La democrazia si basa sulla conoscenza. Se non abbiamo gli strumenti per capire la scienza e le sue applicazioni, cioè la tecnica, se non discutiamo di ciò che è legittimo o no applicare, saremo costretti a delegare totalmente processi decisionali importanti per l’intera umanità.

Purtroppo, in Italia, la scienza è stata negata, anche a scuola, almeno per due motivi. Il primo dipende storicamente dal valore preponderante attribuito alla cultura strettamente umanistica e, di conseguenza, alla minore importanza data all’educazione scientifica: tanto imparare e poco capire, tante conoscenze e quasi nessuna competenza, tanto dogmatismo e nessun entusiasmo e creatività.

Il secondo motivo sta in un modello di sviluppo economico senza ricerca, risalente alla seconda metà del dopoguerra, un modello che non chiede cultura scientifica e che, a questo punto, vede l’influenza crociana più come un effetto che come una causa.

Quindi noi non abbiamo una cultura scientifica perché il nostro sistema produttivo non la domanda e il nostro sistema produttivo non la domanda perché non abbiamo sufficiente cultura scientifica. O riusciamo a spezzare questo cerchio disastroso, oppure difficilmente usciremo dalla nostra crisi, che non è solo economica, ma anche, appunto, culturale.

Se ci sono nuovi diritti di cittadinanza, abbiamo urgente bisogno di nuove agorà, di nuove piazze, dove possano essere discussi, dove i problemi possano essere conosciuti e analizzati, prima di prendere qualsiasi decisione.

Tra le tante agorà, la principale è la scuola, quale primo luogo di formazione.

La scuola deve recuperare in sé questo messaggio di diffusione della cultura in generale e della cultura scientifica come inseminatrice della nostra vita ad ogni livello, economico, sociale, politico, culturale.

1. La scuola è la nuova agorà.

2. A scuola si deve insegnare a capire, per stimolare immaginazione e intuito, per sviluppare fertilità mentale, per ripulire la mente da dottrine e pregiudizi, utilizzando gli strumenti della scienza e tenendo aperto lo spiraglio del dubbio su quello che ci viene detto e quindi che cosa e come domani verrà modificato.

3. La libertà d’insegnamento non può far da schermo alla diffusione della cultura antiscientifica o pseudoscientifica.

4. La scuola deve dare gli strumenti per accedere alla cittadinanza scientifica.

5. Si richiede l’istituzione di una Authority indipendente, sul modello delle Royal Society o delle National Science Foundation, che, con la necessaria autorevolezza, abbia il compito di illustrare ai media, ai politici e agli interlocutori delle agorà pubbliche, come la scuola, lo stato dell’arte su determinate questioni scientifiche. E’ molto pericoloso lasciare il vuoto attuale.

6. La scuola deve promuovere la sinergia tra i ricercatori, i divulgatori, la comunità scientifica e il territorio di riferimento e disseminare iniziative a tal fine, così da favorire una diffusa alfabetizzazione scientifica.”

Nell’immagine: particolare del duomo di Orvieto.

Maria Chiara Carrozza: il nuovo Ministro di Istruzione, Università e Ricerca

Ministro_Carrozza-243x300      Maria Chiara Carrozza ha una formazione accademica ingegneristica, come l’ex ministro Profumo, ed è ordinario di Bioingegneria Industriale a Pisa e Rettore della Scuola Superiore Sant’Anna nella stessa città. Ieri, in occasione del passaggio di consegne con il predecessore Francesco Profumo, il Ministro Carrozza ha detto: “E’ una responsabilità importante – riferendosi al suo nuovo incarico – quello che mi preme di più ora è essere all’altezza di questo compito. Mi ha fatto piacere che alla Camera e in Senato ci siano state molte repliche su scuola, ricerca e innovazione, con la specifica richiesta di non abbandonare l’agenda digitale”. La scuola, ma anche la ricerca – ha aggiunto “sono temi trasversali che uniscono il Paese. C’é un’ampia convergenza sul fatto che ricerca e innovazione siano fondamentali per il futuro dell’Italia e questo per il ministero è un buon segnale di avvio”. …

Pur avendo una formazione scientifico-tecnologica, ha detto: “Stavo per studiare letteratura francese e ho sempre avuto una predilezione per le scienze umane”.

“Vorrei riprendere il lavoro già avviato dal ministro Profumo e portarlo avanti. L’edilizia scolastica ha bisogno di essere rivitalizzata”.

Rispondendo a precise domande dei giornalisti ha aggiunto: “Anche la scuola privata svolge un ruolo importante. Si tratta di collaborare”. Inoltre “Posso garantire che lavoreremo per valorizzare la professione d’insegnante”. Però ha osservato che “Prima di presentare singoli provvedimenti, voglio vedere quali opportunità ci sono. Preferisco dire le cose una volta fatte ed evitare gli annunci. Prendetelo come un elemento di serietà. La scuola è un tema trasversale che può riscuotere l’interesse di tutte le forze politiche e unire il Paese”.

Ricordo anche che lo scorso febbraio, in un’intervista all’Huffington Post la Prof.ssa e Rettore Carrozza aveva dichiarato “Per cambiare, è essenziale ripartire dalle scelte degli ultimi anni in termini di composizione della spesa pubblica: come certifica il Rapporto Giarda, l’Italia negli ultimi 20 anni ha ridotto enormemente il totale della spesa pubblica destinata all’istruzione, (-5,4%), che non ha paragone in nessun altro comparto della spesa dello stato. È necessaria un’inversione di tendenza”.

Ora che è Ministro, riuscirà a far invertire la tendenza?

Intanto ne approfitto per segnalare le date delle prove scritte dell’esame di Stato per la Scuola secondaria di II grado, la relativa O.M. 13/2013 è stata pubblicata ieri sul sito del MIUR.

Riunione plenaria delle Commissioni d’esame: lunedì 17/06/2013

Prima prova scritta: mercoledì 19/06/2013, ore 8,30

Seconda prova scritta: giovedì 20/06/2013, ore 8,30

Terza prova scritta: lunedì 24/06/2013, ore 8,30.

Le prove suppletive speriamo che non servano. Comunque sono previste per l’1, il 2 e il 4 luglio.

La scuola, l’Italia, l’Europa

     Dopo il post su Marie Curie, una protagonista della storia della Scienza, propongo un problema attuale che non riguarda argomenti scientifici ma economici e sociali: la scuola e un confronto tra la spesa pubblica per l’istruzione in Italia e in altri Paesi. Ogni anno viene pubblicato un rapporto OCSE-PISA sui livelli di apprendimento in vari Paesi. Di solito, per la matematica e le scienze l’Italia non ne esce bene, anche se la situazione è diversa a seconda delle Regioni e delle aree geografiche. Ma quanto spendiamo per l’istruzione primaria, secondaria e universitaria rispetto ad altri Stati?

Il rapporto annuale dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, comprende molti Paesi europei e altri di diversi continenti) “Education at a Glance” (EAG), nella sua dodicesima edizione, pubblicata nello scorso settembre, ha messo a confronto i sistemi educativi di 34 Paesi membri dell’Organizzazione. Nei grafici ho rappresentato la spesa pubblica italiana per l’istruzione in rapporto alla media dei Paesi OCSE. Il primo grafico si riferisce alla spesa pubblica in relazione al PIL. Il secondo riguarda la spesa per l’istruzione rispetto al totale della spesa pubblica. Il terzo e il quarto grafico riguardano rispettivamente la spesa per ogni studente di scuola primaria-secondaria e universitario.

I dati sono chiari, mostrano gli squilibri anche notevoli tra l’investimento italiano per l’istruzione e quello medio dell’OCSE. Ciò che infastidisce, inoltre, sono i continui attacchi alla scuola pubblica e a quanti vi studiano e lavorano in  condizioni di difficoltà, continui tagli e precariato. Se poi gli attacchi provengono da personalità di governo e della politica che guadagnano milioni o centinaia di migliaia di euro all’anno, diventano insopportabili. La scuola pubblica è anche uno degli strumenti fondamentali per raggiungere un fine segnalato oggi stesso da un’esortazione del Papa: “non rassegnarsi allo spreed sociale mentre si combatte quello della finanza”. Con una scuola e un’università pubblica sempre più povere e ridimensionate, le differenze sociali tra i cittadini sono destinate ad aumentare.

Non sarebbe opportuno, per il futuro dei nostri giovani e per il Paese intero, un’inversione di tendenza?

 

Obama: investimento nell’insegnamento scientifico e tecnico

     Gli Stati Uniti sono ripartiti dopo la crisi finanziaria di due anni fa. Sono ripartiti sul piano industriale e su quello economico e si apprestano a intervenire in modo incisivo sulla scuola con iniziative concrete per incentivare lo studio e l’insegnamento delle materie scientifiche. L’annuncio (potrebbe avere uno scopo elettorale?) è stato dato dal presidente Obama in occasione della Fiera delle Scienze: “100.000 insegnanti di matematica nelle scuole statunitensi per rendere l’America più competitiva”.

Diversi scienziati sono sulla stessa linea e lo stimolano in questa direzione: maggiori laureati nelle discipline ingegneristiche, tecnologiche, scientifiche e matematiche.

     E in Italia? Sicuramente c’è una carenza di tecnici e professionisti di vari settori e l’ultima riforma della scuola secondaria ha ulteriormente indebolito gli istituti tecnici e professionali, riducendo drasticamente le discipline e le attività tecnico pratiche. Non c’è da meravigliarsi se perdiamo progressivamente in competitività rispetto ad altri Paesi europei e soprattutto extraeuropei. L’attuale crisi o, per essere più precisi fase di recessione, non aiuta. Le risorse economiche sono poche e di certo non si sta investendo nella scuola. Anzi è la scuola che in questi anni con i suoi tagli a vari livelli, per oltre nove miliardi di euro, sostiene la riduzione del disavanzo pubblico. Il ministro Frofumo che proviene dal prestigioso Politecnico di Torino saprà e potrà stimolare con opportune strategie e decisioni (su altre risorse, vedi “strofinìo pollice-indice”, non c’è da sperare) studi e insegnamenti scientifici, tecnici e professionali? Gli studenti, nelle loro scelte universitarie, si orienteranno verso le facoltà scientifiche e politecniche tradizionalmente considerate più impegnative?