Record di gas serra nel 2015 e 2016: è l’era del CO2

     Come dimostrano i dati dell’Osservatorio di Mauna Loa alle Hawaii, in pieno Oceano Pacifico, tra lo scorso anno e quest’anno la concentrazione di CO2 nell’atmosfera ha superato le 400 parti per milione (ppm). Ciò vuol dire che ogni milione di molecole che compongono l’atmosfera, 400 sono costituite dal biossido di carbonio. Non solo, oltre al CO2 sono aumentate le concentrazioni anche di altri gas serra, soprattutto metano (CH4) e protossido d’azoto (N2O).

     In passato, livelli di concentrazioni così elevati di gas serra erano stati raggiunti solo a livello locale e soltanto in determinati periodi dell’anno. Adesso è certificato che si tratta di dati consolidati che riguardano l’intero anno e il pianeta nel suo complesso.

     Le conseguenze? Secondo l’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO, World Meteorological Organization), agenzia dell’ONU nel campo della meteorologia, il 2016 è stato l’anno più caldo di sempre del nostro pianeta, da quando sono disponibili i dati sulla temperatura mediante misurazioni dirette o indirette. Le modifiche del clima continueranno: il CO2 è un gas persistente, non si trasforma facilmente e la sua riduzione richiederà tempi lunghi. Soprattutto potrà avvenire se si attueranno le strategie concordate nella COP 21, la Conferenza sul clima tenuta a Parigi nel dicembre del 2015. Per i prossimi decenni la situazione continuerà a peggiorare con fenomeni climatici estremi che potranno colpire vaste zone della Terra ed una progressiva desertificazione di alcune regioni che attualmente appartengono alle fasce climatiche temperate e alle zone mediterranee. In questo senso il Sud dell’Italia è in prima linea. Un’altra grave conseguenza di questi livelli elevati di CO2 nell’atmosfera è rappresentata dalla progressiva accelerazione della diminuzione delle riserve d’acqua dolce del pianeta stoccate nei ghiacciai. La riduzione dei ghiacciai è già in atto da qualche secolo, ma da decenni alcuni studiosi per i motivi più disparati hanno negato che tale riduzione e i cambiamenti climatici fossero da mettere in relazione con l’aumento dei gas serra e che possano essere fenomeni duraturi. Li hanno definiti fenomeni ciclici, legati alle variazioni climatiche naturali del pianeta, associate alle fasi glaciali e interglaciali che si sono alternate nella storia passata della Terra.

     Certamente è vero che, oltre alle attività umane che richiedono largo uso di combustibili fossili, ci sono anche fenomeni naturali che contribuiscono all’aumento di CO2 come i grandi incendi e il fenomeno El Niño che ha interessato il Pacifico e l’America centrale e meridionale in modo particolarmente violento, ma i numeri sono impietosi. 400 ppm rilevati lontanissimo dalle aree industriali, sul Mauna Loa nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico, indicano che questo temibile gas attraverso le correnti atmosferiche si è ormai distribuito uniformemente sull’intero globo e continuerà a sciogliersi nelle acque di mari e oceani aumentandone gradualmente e impercettibilmente (su scala umana) l’acidità. Contestualmente, l’aumento dell’effetto serra, come una coperta in più che si aggiunge intorno al Pianeta, determinerà l’aumento lento e graduale della temperatura dell’atmosfera, del suolo e delle acque.

     L’accordo di Parigi, se trasformato in atti concreti potrebbe ridurre quest’aumento a soli 1,5 °C per i prossimi decenni: è l’unica nota positiva sui cambiamenti climatici che si stanno verificando. La data ufficiale dell’entrata in vigore del trattato di Parigi è prossima: il 4 novembre 2016, un mese dopo la ratifica dello stesso da parte di almeno 55 Paesi in rappresentanza di almeno il 55% delle emissioni di gas serra avvenuta all’inizio di questo mese.

Crediti immagini: NPR e http://public.wmo.int/en